Il tour italiano di Esther Kinsky

Narratrice, poetessa e traduttrice, Esther Kinsky è una voce molto originale e alta della scena letteraria tedesca, più volte candidata al Deutscher Buchpreis e insignita di prestigiosi riconoscimenti.
La sua opera si distingue per la maestria narrativa con cui indaga l’esperienza umana dei luoghi, la memoria e il ricordo.
Dopo Macchia e Sul fiume (Saggiatore, 2019 e 2021), con il romanzo Rombo (Iperborea, 2023) ha ricevuto il Premio Kleist ed è stata candidata al Premio Strega Europeo.
Proprio oggi (di nuovo) Iporborea porta in Italia Di luce e polvere nella traduzione di Silvia Albesano.
Di seguito alcuni appuntamenti per ascoltare il racconto di Esther Kinsky di questo prezioso romanzo:
Venerdì 4 aprile, ore 17:00
VENEZIA in occasione del festival Incroci di Civiltà
Talk "Raccontare i confini"
In dialogo con Federica Manzon e Cristina Fossaluzza (Università Ca' foscari Venezia)
Qui per prenotare
Lunedì 14 aprile, ore 18:30
UDINE, Cinema Visionario
In dialogo con la giornalista Anna Piuzzi. Interpretariato a cura di Silvia Albesano.
A seguire si terrà la proiezione del film «Le meraviglie» di Alice Rohrwacher.
Biglietti disponibili qui
Mercoledì 16 aprile, ore 18:00
PORDENONE, Cinemazero
In dialogo con Riccardo Costantini e Claudio Cattaruzza (direttore del festival Dedica). Interpretariato a cura di Laura Amighetti.
A seguire si terrà la proiezione del film «Le meraviglie» di Alice Rohrwacher.
Biglietti disponibili qui
L'autrice sarà a MILANO a giugno. A presto con aggiornamenti!
«Mozi», cinema, recita l’insegna di un edificio abbandonato in un paesino dell’Ungheria. Straniera in viaggio nella vasta piana ungherese, la narratrice di questa storia non resiste all’impulso di acquistare l'edificio, un tempo il centro vitale del villaggio. Ricostruendo la storia romantica e leggendaria dell’uomo che lo aprì nel dopoguerra, il cinema viene rimesso in funzione con l’aiuto di personaggi degni dell’impresa donchisciottesca. Così il dimenticato Mozi riprende vita, con un accurato programma d’autore per un pubblico pressoché inesistente, con le foto incorniciate delle stelle del passato e il glorioso diploma vinto a un concorso socialista del 1975, con le pellicole recuperate per i suoi imponenti proiettori novecenteschi e il loro prodigioso fascio di luce.
Esther Kinsky intreccia una storia tra realtà e fiaba, ricca di richiami ai grandi maestri del cinema: il suo racconto è un atto di resistenza poetica al tramonto del «grande tempio delle immagini in movimento».